sabato 15 agosto 2015
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Diventando consapevoli che viviamo in una società sempre più caratterizzata dalla sorveglianza di massa, obbligati come siamo a subire abusi di potere e assistere impotenti a scelte politiche che non condividiamo, siamo in tanti ad immedesimarci nelle gesta dei vendicatori digitali che attaccano e denudano il potere.
Per questo sono molti i registi che hanno deciso di indagare le forme di resistenza agite al computer attraverso la rete Internet portando sullo schermo l’hacktivism e l’etica hacker, di chi vuole “condividere l’informazione per rendere il mondo migliore”, a costo di superare il confine tra il legale e l’illegale.
Il documentario racconta la nascita e l’evoluzione del movimento internazionale di attivisti della tastiera che, indossata la maschera di Guy Fawkes – il rivoluzionario che voleva far saltare il Parlamento inglese -, in maniera anonima e mediante proclami sul web è intervenuto più e più volte a denunciare corruzione, censura e malaffare sabotando i flussi della comunicazione di corporation, governi e polizie.
Vivien Lesnik Weisman che racconta la storia recente della sorveglianza di massa attraverso le storie esemplari di due whistleblowers, Barrett Brown e Jeremy Hammond, rispettivamente portavoce non ufficiale di anonymous il primo, incursore delle caselle email dell’agenzia di intelligence Stratfor che cospirava per far tacere Assange il secondo, e di Andrew “weev” Auernheimer, un insopportabile troll razzista e omofobo che si è autoaccusato di aver attaccato Amazon e altri servizi.
Il film è stato realizzato col supporto di @AnonymousVideo.
— Arturo Di Corinto.
Giornalista esperto di Internet Governance, copyright e crittografia. Privacy advocate, free software fan, è un attivista per i diritti digitali (Wired Italia).
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