martedì 29 settembre 2015
Un lungo discorso sul canale principale del più grande server Anonymous fatto da una voce senza volto e riguardante la prossima crocefissione di Mohammed Al Nimr, attivista saudita di vent’anni, condannato a morte per aver protestato contro il proprio governo 3 anni fa. Poi la stessa voce fantasma dà inizio della operazione Nimr (in gergo #OpNimr). E’ il 22 settembre.
In poche ore la notizia della protesta fa il giro del mondo e coloro che si uniscono allo stand up virtuale contro il Governo saudita aumentano a vista d’occhio. Gli users del canale arrivano da tutto il pianeta, classico modus operandi di Anonymous quando c’è da muoversi per i diritti umani. Così nella stanza IRC dell’operazione si vedono IP che scorrono all’impazzata, siti governativi oggetto di DdoS o hackerati con Sql Injection per estrarne i dati (dump), utenti che vanno e vengono e chiedono: “Datemi i target”. “Hai visto questa piccola op che è diventata mondiale?”, incalza il fondatore dell’azione.
Tra i target anche banche, affinché lo ‘strike’ possa essere un incentivo al popolo di ribellarsi al regime. Ma “nessuno tocchi le banche! Perché questo significherebbe rendere la vita di molti miserabile e creerebbe solo maggiori problemi”. Così i cyberattivisti ripiegano nuovamente sui siti del governo.
In più gli hacktivisti fanno sapere che fino ad ora i siti colpiti sono una ventina, con metodo DdoS in poche ore. In più le crew esterne di Antisec e Hagash hanno collaborato a prelevare dump di database tramite Sql Injection, spiegano in chat i ragazzi anons.
“Migliaia di persone muoiono ogni anno a causa del Governo saudita – spiegano le voci anonime – ma noi non dimentichiamo e loro sono puniti per le loro azioni ora”.
Ma, come sempre accade nel mondo Anon, non manca l’ironia che spezza la tensione: “Se mi prendono il mio governo questa volta mi vende all’Arabia e potrete titolare i giornali con Anonymous venduto per 5 cammelli e crocefisso dal governo Saudita”.
Come già detto prima, con quest’azione i ragazzi dal volto di Guy Fawkes intendono protestare contro la sentenza del ventenne Ali Mohammed Al Nimr, attivista religioso e sciita , condannato a essere decapitato e poi crocifisso fino a putrefazione avvenuta. L’Arabia Saudita, è dagli anni ‘30 governata dalla stessa famiglia, la quale non si fa passare la mosca sotto il naso ed ad ogni sospiro contrario al suo governo, emette sentenze di morte. Tra l’altro, ironia della sorte (?), l’ambasciatore saudita Faisal Bin Hassan Trad, qualche giorno prima della sentenza, era stato eletto a Ginevra presidente del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite.
Quello di aver partecipato a una manifestazione contro il regime quando aveva 17 anni. Nipote di Sheikh Nimr Baqr al-Nimr , attivista condannato a morte per i suoi discorsi contro la famiglia che governa l’Arabia Saudita. Secondo Amnesty International, che ha divulgato un appello, il giovane al momento dell’arresto non ha potuto vedere il suo avvocato e “ secondo quanto riferisce, viene torturato da ufficiali della Gdi affinché firmi una “confessione”. Inoltre, sempre Amnesty, tira le somme delle esecuzioni avvenute in Arabia Saudata e solo nel 2015 sono state almeno 130, mentre dal 1985, fino al 2015 sono state messe a morte oltre 2200 persone, risulta quindi essere tra i paesi che eseguono il più alto numero di sentenze.